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Un pedinamento fin troppo ravvicinato

Fine 2020. Paolo è malato. Una patologia respiratoria mette a rischio i suoi polmoni. Andare al lavoro durante la pandemia da Covid lo espone a un pericolo enorme – se beccasse il virus avrebbe delle possibilità altissime di restarci secco. È protetto dal suo contratto, dai decreti legge emanati in stato d’emergenza e dal suo sindacato. Per questo non è mai in ufficio – e con buona ragione. Il suo datore di lavoro però non ci vede chiaro. Incontra così il “Coach”, la mente di Intrigo. E gli affida l’incarico di studiare le mosse del dipendente in malattia. È raro che un sospetto resti soltanto un sospetto, ma in effetti gli appostamenti segreti dei primi giorni lasciano pensare che Paolo corra davvero il rischio di ammalarsi gravemente di Covid. Esce pochissimo. Non invita nessuno. Il suo unico momento fuori casa è un giro in moto dopo le 19. Il Coach però sa dove setacciare, e ci sono delle tracce quotidianamente lasciate su Internet che non possono sfuggire a chi ha una formazione informatica come la sua. Un controllo incrociato svela infatti che Paolo ha messo in vendita online un’auto e una moto. Il Coach finge quindi di essere interessato a uno dei due mezzi e chiede un appuntamento a Paolo. Già da subito, la mente di Intrigo nota che Paolo – ufficialmente in malattia per una patologia che potrebbe aggravare un eventuale contagio da coronavirus – non è così zelante come dovrebbe: all’incontro si presenta senza mascherina e senza guanti, ma visto che il contatto avviene all’aperto la prova non può essere ritenuta ancora schiacciante. Aiutato da un attore che finge di esserne il padre, il Coach studia la vecchia Jaguar di Paolo ma nota anche che l’indagato è arrivato all’appuntamento con una moto di grossa cilindrata. Una passione in comune con la mente di Intrigo, che dopo un po’ gioca infatti il tutto per tutto e propone a Paolo di fare un giro insieme nel fine settimana. La preda non sa che quella sarà l’occasione per essere studiato più da vicino. Senza che il Coach se l’aspetti, durante quella gita fuori porta Paolo inizia ad aprirsi. Forse sta cercando di ispirare fiducia nell’eventuale acquirente svelando un suo segreto. Ma durante un’indagine non importa quale sia il motivo: ogni fatto diventa una prova. Specie se l’indagato confessa di aver trovato un «cavillo per non andare a lavorare». Il Coach nota anche che Paolo non usava mascherine, guanti, disinfettanti per le mani, salutava le persone avvicinandosi guancia a guancia. La prova schiacciante arriva però qualche settimana dopo. Un altro giro in moto porta Paolo e l’investigatore in incognito in una pizzeria. All’ingresso del locale, il presunto soggetto a rischio arriva senza mascherina, tanto che il gestore decide di far entrare i due avventori dal retro. Quando le pizze arrivano al tavolo, l’indagato prende una fetta della sua, quindi ne offre una fetta al Coach. E nel farlo, non taglia il pezzo usando forchetta e coltello. Piuttosto, porge direttamente il proprio piatto all’investigatore e gli propone di prenderne un morso. Un gesto che inchioda Paolo, che mai una persona spaventata dalla possibilità di contrarre il Covid avrebbe fatto. Paolo viene beccato. Il fatto viene riportato alla sua azienda. Il suo rapporto lavorativo termina in quel preciso momento. Per un dettaglio. Una briciola apparentemente insignificante. Una fetta di pizza.

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